Intervista sul nuovo secolo by Eric J. Hobsbawm & Antonio Polito

Intervista sul nuovo secolo by Eric J. Hobsbawm & Antonio Polito

autore:Eric J. Hobsbawm & Antonio Polito [Hobsbawm, Eric J. & Polito, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-08-15T00:00:00+00:00


5.

L’Homo Globalizzatus

D. Non solo il paesaggio sociale e politico è cambiato in questi ultimi dieci anni del Novecento, ma anche quello culturale. Voglio dire che, almeno nell’Occidente, i singoli individui hanno imparato a vivere in condizioni del tutto diverse da quelle che conoscevano. Lei ha già rilevato queste mutazioni: cambiano residenza e paese con molta più facilità, hanno accesso continuo e su scala planetaria alle informazioni, hanno una capacità di consumo che i loro padri non sognavano nemmeno. Secondo lei, sono anche più felici?

R. È una delle domande cui è più difficile rispondere, non solo per uno storico, ma anche per un contemporaneo. L’unica cosa che sappiamo è che quella che Jefferson chiamò «la ricerca della felicità» è una motivazione generale degli esseri umani, almeno nei tempi moderni. Fino a che punto quest’aspirazione si realizzi, è molto difficile da giudicare.

Mi sembra comunque chiaro che, se la gente vive al livello dello stato di necessità, cioè senza avere garanzia degli elementi essenziali della vita come cibo, vestiti, tetto, allora sollevarsi appena al di sopra di quella soglia è già molto. Rende più felici semplicemente il vivere in una situazione in cui non si debba più avere paura della fame. Se si guarda alla prima generazione di emigrati negli Stati Uniti, si vedrà che quella gente riteneva di aver fatto certamente un salto in avanti, al punto che non tornò mai più nei paesi da cui proveniva.

Dunque, per i poveri del mondo la crescita della ricchezza globale porta già oggi, e quasi certamente porterà, più felicità.

Certo, il costo di questa felicità può essere la perdita di norme, sistemi di valori, regole, aspettative e modelli di vita. Eppure, dobbiamo sapere che, perfino nei paesi sviluppati, questo non è stato un grande problema fino all’ultimo terzo del XX secolo. Solo a partire da quegli anni il modello tradizionale secondo il quale la gente conduceva la propria vita ha cominciato per la prima volta ad essere veramente pregiudicato. Nella gran parte del mondo, per la maggior parte dell’umanità, questi cambiamenti, in realtà, non sono ancora neanche cominciati.

Ma, se si vive al di sopra del livello dell’indigenza, le cose sono alquanto differenti. Anche un aumento del reddito o una più ampia gamma di soddisfazioni, non necessariamente garantiscono che ci si senta realizzati e felici. Nel mondo dove la gente può vivere di brioches, invece che di pane, non si può sfuggire allo stress dell’invidia e dell’emulazione sociale. Se sei benestante in una società dinamica, anche se hai conseguito il successo che era nelle tue aspettative, non puoi comunque evitare di far paragoni con la ricchezza raggiunta da altri nel tuo gruppo sociale: quello che gli americani definiscono «tenere il passo con i Jones», con la famiglia dei vicini di casa. E questo, ovviamente, riduce la felicità, accresce l’insicurezza.

Il XX secolo ha anche portato – e penso che il XXI secolo porterà – una considerevole mobilità sociale e professionale. Non solo all’interno di una generazione. I figli sono più educati, preparati e prosperi rispetto ai genitori. Il



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